Si apre con un rinvio il processo ai braccianti di Castelnuovo Scrivia

Si apre con un rinvio il processo ai braccianti di Castelnuovo Scrivia

È cominciato oggi al Tribunale di Alessandria il processo contro i braccianti di Castelnuovo Scrivia. Gli accusati, braccianti e sodali, sono stati protagonisti di una straordinaria lotta nei confronti dell’azienda agricola Lazzaro Bruno e Mauro nel 2012, dopo mesi di lavoro non pagato e infine quel licenziamento scritto su un cartello affisso al palo della luce, con un presidio mantenuto davanti all’azienda per diverse settimane.

Il giudice oggi non ha deciso nulla, nemmeno in via preliminare, ed ha aggiornato l’udienza al 23 maggio. Come di rito, le parti si sono costituite e sono state depositate le memorie difensive. Con la prossima udienza è attesa la decisione sul prosieguo del procedimento e gli avvocati della Difesa si attendono l’estinzione per prescrizione dei reati.

I titolari dell’azienda Lazzaro Bruno e Mauro, dopo il patteggiamento della pena per maltrattamenti e violazione delle norme sull’immigrazione, sono passati al contrattacco, accusando i lavoratori sottoposti alle condizioni di sfruttamento di aver danneggiato, con il loro sciopero ad oltranza e soprattutto il presidio davanti agli ingressi e i blocchi stradali, l’azienda stessa che ha così dovuto rinunciare agli ordinativi di una grande catena di supermercati. L’accusa chiede ai braccianti complessivamente 1,53 milioni di euro di risarcimento.

Ma i fatti contestati riferiscono ad illeciti per presunti reati penali già sottoposti a segnalazioni da parte dei Carabinieri e a procedimenti da parte del Tribunale di Tortona, poi archiviati poiché sottendono al normale esercizio del diritto di sciopero, diritto di rango costituzionale. Pertanto la difesa ha depositato una richiesta di risarcimento per lite temeraria, per un importo pari al doppio di quello richiesto dall’accusa.

Nel corso del 2017, i titolari dell’impresa hanno subito ben 21 condanne, una per ciascun lavoratore coinvolto, da parte della Corte d’Appello di Torino, al pagamento complessivamente di 400mila euro per le retribuzioni e i contributi che non hanno versato ai lavoratori. Fino ad oggi non mai ottemperato a questa condanna.

Con la nascita del Presidio permanente dei braccianti di Castelnuovo Scrivia è stato scoperchiato un mondo, un mondo fatto di sfruttamento nei campi agricoli della Bassa Valle Scrivia, ove sono situate alcune delle aziende fornitrici della Grande Distribuzione Organizzata. Una situazione che accomuna l’alessandrino ad altre regioni del paese ove lo sfruttamento nei campi agricoli è faccenda nota da tempo, come Rosarno e le campagne dell’Agro Pontino. Il profondo Nord si nutre di precarietà, di irregolarità e lavoro nero sottopagato o non pagato.

Non si è potuto non rilevare una certa celerità in questo procedimento, quando nei confronti degli sfruttatori si seguono iter meno repentini. In molti casi, addirittura, sembra che le indagini siano rimaste al punto di partenza.

Antonio Oliveri, rappresentante del Presidio dei braccianti, pone alcuni interrogativi che richiederebbero una risposta immediata:

Che fine ha fatto l’operazione contro il primo caporale scoperto a Castelnuovo Scrivia, tale Rachid El Farchiui, che disponeva di una pseudo cooperativa in cui erano occupati una quarantina di braccianti marocchini che venivano impiegati, su richiesta dei padroni delle aziende agricole, nelle campagne dell’alessandrino e del pavese? E che fine ha fatto la denuncia contro la cooperativa Ruma Coop di via Campi, ad Alessandria, di proprietà di Dimitrovski Jose e Dimitrovska Snezana che, dopo aver ingaggiato decine di braccianti all’alba, nel piazzale antistante la sede della pseudo-cooperativa stessa, li trasportava in aziende agricole delle Langhe e dell’astigiano, per lavorare in quelle vigne, che sono patrimonio dell’Unesco? Nulla si è più saputo rispetto a tali vicende. A che punto sono gli “iter” giudiziari? Ci saranno condanne esemplari, oppure si passerà all’ennesimo patteggiamento, come già avvenuto per i casi delle aziende Lazzaro e Angeleri, nel recente passato?

Secondo il sindaco di Alessandria, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, leghista, tali situazioni sarebbero «figlie dell’immigrazione incontrollata». Ma la realtà è ben diversa: lo sfruttamento non è un fatto conseguente, è una scelta – precisa – effettuata dalle aziende agricole sottoposte alle pressioni della GDO, la quale drena valore lungo tutta la filiera, scaricando sui più deboli i rischi e il peso dell’intero processo produttivo. In questo contesto, le norme del Decreto Sicurezza, distruggendo il sistema di accoglienza per i richiedenti asilo, non fanno altro che mettere sulla strada e sul mercato del lavoro nero, migliaia di persone, individui, donne e uomini. È una «vergognosa ipocrisia da rigettare», dice Olivieri del Decreto Sicurezza, che mette in pericolo il destino di queste persone fragili, esposte al ricatto dello sfruttamento.

Il Presidio permanente di Castelnuovo Scrivia farà tutto il possibile per denunciare queste situazioni lavorative di semischiavitù nel nostro paese, «per tutelare chi denuncia, per organizzare lotte e vertenze al fine di imporre ai padroni i minimi salariali, il diritto alla malattia, alla disoccupazione per gli stagionali, le pause, gli alloggi dignitosi e il rispetto dei contratti in generale».

 

Davide Serafin

Di Alessandria. Ha scritto gli ebook '80 euro di Ingiustizia Sociale' – 2016, V come 'Voucher – La nuova frontiera del precariato' – 2016 e 'Il Volo dei Gufi' - 2018, raccolta degli articoli scritti per i Quaderni di Possibile negli anni (2015-2018) - www.ilvolodeigufi.com - www,giustapaga.it - twitter: @yes_political
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