Foodora è in vendita

Foodora è in vendita

Foodora, il famoso marchio delle consegne di cibo a domicilio, è in vendita. La decisione è stata presa dalla società controllante, Delivery Hero e coinvolge le sussidiarie presenti in Italia, Francia e Olanda.

Delivery Hero vuole concentrarsi sui mercati in cui può acquisire una posizione di leadership, questa è la motivazione addotta dai vertici della società. Le valutazioni circa la possibilità di penetrare il mercato italiano, francese e olandese e di acquisire una posizione dominante sono negative. In Olanda, la presenza di Takeaway rende sconveniente l’operazione. D’altronde, la maggior parte degli operatori del settore segue la strategia Go Big or Go Home ed è la sola ragione che possa giustificare gli ingenti investimenti inziali.

La medesima scelta era stata fatta da Takeaway nel Regno Unito qualche anno prima. In Francia, in particolare, Foodora soffre la concorrenza di Deliveroo, che ha ‘conquistato’ almeno 4500 ristoranti. Deliveroo sta inoltre lanciando, a partire dal Regno Unito, una catena di ristoranti propria. Il principale competitor di Delivery Hero è in grado di rastrellare sul mercato finanziario ingenti somme di denaro in virtù delle posizioni di forza guadagnate su alcuni mercati chiave nel nostro continente.

La direzione strategica di Delivery Hero è quindi in perfetta sintonia con quanto fatto in passato dai fondatori, i fratelli Sawner. Con le vendite di Alanzo, Jamba, Zalora, hanno sempre costituito un capitale per fare nuovi investimenti in altri settori. Presente in più di 40 paesi con circa 30 marchi, Delivery Hero si basa principalmente su Asia e Medio Oriente. Tramite l’altra società controllante, Rocket Internet – un incubatore di start-up, da tempo si muove con molta disinvoltura sui mercati emergenti, in particolare in India e Indonesia, proponendo l’intermediazione delle proprie applicazioni per vendere i servizi più svariati, dalle assicurazioni sanitarie a ai servizi bancari.

Diversamente che in Europa, in Australia la società effettuerà lo shut down dell’applicazione il prossimo 20 Agosto. Il Fair work Ombudsman, organo del governo australiano, ha condotto la società davanti al Tribunale Federale, con l’accusa di aver considerato ‘indipendent contractors’ due ciclisti di Melbourne e uno di Sydney quando invece dovevano essere inquadrati come lavoratori dipendenti a tempo pieno. Se verrà riscontrata dal giudice la violazione del Fair Work Act , alla società saranno addebitate a sanzioni fino a 54.000 dollari australiani per ciascuna delle violazioni.

Questa minaccia è alla base della scelta di chiudere l’applicazione anzitempo e non provare nemmeno la vendita del marchio? Foodora ovviamente nega. Intanto, il segretario del sindacato TWU (Transporter Worker Union), Tony Sheldon, ha detto che «Foodora preferirebbe ritirarsi dall’Australia e lasciare migliaia di riders senza lavoro, piuttosto che pagare loro i milioni di dollari dovuti. Da quando sono arrivati ​​in Australia, Foodora, come altre compagnie di consegna di cibo, ha negato ai suoi fattorini salari equi, contributi, indennizzi per malattia e infortunio, le ferie annuali, il diritto di contrattare collettivamente e addirittura li costringe ad effettuare turni di lavoro senza una retribuzione oraria» (zdnet.com). Non capita solo in Australia, si direbbe.

Davide Serafin

Di Alessandria. Ha scritto gli ebook '80 euro di Ingiustizia Sociale' – 2016, V come 'Voucher – La nuova frontiera del precariato' – 2016 e 'Il Volo dei Gufi' - 2018, raccolta degli articoli scritti per i Quaderni di Possibile negli anni (2015-2018) - www.ilvolodeigufi.com - www,giustapaga.it - twitter: @yes_political
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