Sciopero Tigotà, lavoratori contro

Sciopero Tigotà, lavoratori contro

Dopo gli scioperi a fazioni contrapposte, le lavoratrici e i lavoratori della filiera di fornitura che fa capo alla catena Tigotà si scoprono solo più vulnerabili. Testo a cura di Stefano Artusi.

Nella tarda serata di venerdì è stato trovato l’accordo fra Si.Cobas e l’azienda Winlog, a concludere i cinque giorni di blocco dei mezzi dell’area logistica di Broni (Pavia) coinvolgendo anche i lavoratori della Logup – che si occupa del magazzino a Padova di Gottardo Spa – di cui si serve la catena Tigotà (catena della grande distribuzione per prodotti cosmetici e della casa con circa 700punti vendita in tutta Italia).

La protesta verteva sul mancato rinnovo di alcuni contratti a termine degli associati Si.Cobas (17 mancate assunzioni a tempo indeterminato, ndr.). La manifestazione ha portato alla chiusura del magazzino Tigotà provocando la contro-manifestazione degli altri dipendenti del gruppo Gottardo, i quali chiedevano di poter lavorare. Gli scaffali dei negozi sono rimasti vuoti per l’impossibilità di rifornirli. Da una parte la minaccia dell’ad di Winlog, Marcello Cassetti, di chiudere il sito di Broni nel caso la protesta non si fosse placata; dall’altra i lavoratori Tigotà mobilitati contro i picchetti e supportati da striscioni con il logo aziendale.
Lavoratori contrattualizzati contro lavoratori precari, penultimi contro gli ultimi.
Impiegati, quadri, dirigenti, capi area e operai si sono ritrovati giovedì a Broni e a Padova davanti l’azienda per far sentire, in un corteo non autorizzato, il loro dissenso contro coloro che scioperavano, con l’arrivo anche delle commesse di Tigotà. Solo la presenza della Polizia ha impedito che i due gruppi entrassero in collisione.
Sotto lo slogan “Vogliamo lavorare. Protestare per costruire , non per distruggere” (che ricorda molto la lettera scritta dal titolare, Tiziano Gottardo, pubblicata ne ”Il Gazzettino” di sabato nella quale accusava i Cobas di avere un atteggiamento profondamente anti-impresa) alcune commesse hanno però confidato alla stampa locale: “Comprendiamo e rispettiamo i motivi di chi lo fa, è un diritto di tutti. Ma così stanno boicottando il nostro posto di lavoro e noi lo stiamo solo difendendo”.

Facchini e magazzinieri hanno replicato:

«Vederli manifestare contro di noi è brutto. Sono stati ricattati e hanno paura. Noi stiamo manifestando per i nostri diritti e per quelli dei colleghi del magazzino di Broni, a Pavia. Qui a Padova dove pure i contratti sono tutti a tempo indeterminato, esistono lavoratori di serie A e di serie B, anche per i buoni pasto. È una discriminazione” e poi “Così fanno vedere che ci sono lavoratori che si mettono contro altri lavoratori, una cosa ridicola. I dipendenti Tigotà oggi possono godere di miglioramenti contrattuali anche grazie alle lotte che abbiamo fatto noi».

Qualcuno ha paragonato l’episodio alla marcia del 40mila di Mirafiori. Quel che è certo è che la contromanifestazione è servita a sviare l’attenzione dalle richieste dei lavoratori in sciopero. Tuttavia, la controversia si è conclusa con un accordo siglato nella prefettura di Pavia, accordo nel quale sono state accolte la maggior parte delle richieste che avevano fatto partire la mobilitazione. I punti vendità Tigotà torneranno così alla normalità.
I segnali di cattive pratiche sono però molteplici. A Padova, in seguito alla denuncia dei sindacati Adl e Si Cobas circa la presenza di pratiche di sfruttamento, un’inchiesta sul caporalato aveva portato agli arresti di chi gestiva il magazzino, facendo emergere una serie di gravi violazioni dei diritti, dall’orario di lavoro fino all’evasione fiscale e contributiva, passando per i continui cambi di cooperative. Solo in seguito la situazione lavorativa venne sanata con l’applicazione del contratto nazionale della logistica.

Il maldestro tentativo di mettere i lavoratori gli uni contro gli altri non è riuscito fino in fondo. Una delle commesse Tigotà ha trovato il coraggio di scusarsi sui social per la messinscena contro i suoi ‘colleghi’. Ora sta a loro parlarsi e capire che le rispettive situazioni lavorative non sono così dissimili.

Davide Serafin

Di Alessandria. Ha scritto gli ebook '80 euro di Ingiustizia Sociale' – 2016, V come 'Voucher – La nuova frontiera del precariato' – 2016 e 'Il Volo dei Gufi' - 2018, raccolta degli articoli scritti per i Quaderni di Possibile negli anni (2015-2018) - www.ilvolodeigufi.com - www,giustapaga.it - twitter: @yes_political
Chiudi il menu